Sicilia, Calabria, Campania: l’Italia frana
“E’ l’intero Paese – insiste l’ANBI – a vivere una situazione di pericolosa precarietà â€. Secondo il Ministero dell’Ambiente, infatti, il 68,6% dei comuni italiani ricade in aree ad alto rischio idrogeologico, interessanti il 7,1% della superficie territoriale, pari a 2.150.410 ettari.
I dati ufficiali risalgono al 2003, ma continuano a rimanere di sconcertante attualità : in quell’anno, infatti, lo stesso Ministero dell’Ambiente stimò in 39.100 milioni di euro, il fabbisogno complessivo per la difesa del suolo in Italia. “Da allora- insiste l’ANBI – a fronte di irrisori stanziamenti statali per la prevenzione, si è continuato a spendere grandi cifre solo per riparare i danni; senza contare l’irreparabile tributo in vite umane.â€
La strutturale fragilità del territorio si va aggravando non solo per le mutate condizioni climatiche sul nostro Paese, ma per la spesso disordinata urbanizzazione e per la progressiva contrazione della Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.), il cui abbandono pregiudica la manutenzione del territorio.
I dati rilevano che, in Italia, dal 1990 al 2003 sono stati abbandonati o cementificati 2.927.108 ettari di campagna, pari al 19,4% della S.A.U. esistente. Ipotizzando un analogo indirizzo nei successivi 13 anni ( ad oggi non ci sono segnali di un’inversione di tendenza) è prevedibile, per il 2016, un’ulteriore perdita di terreno agricolo pari a 5.284.761 ettari, vale a dire una superficie superiore a quella delle regioni Sicilia e Sardegna. “A fronte di tali dati – conclude l’ANBI – non sono sufficienti gli stanziamenti per riparare i danni: serve un Piano straordinario di manutenzione del territorio. Per il solo adeguamento della rete idraulica minore, i Consorzi di bonifica indicarono, già 10 anni fa, un fabbisogno pari a 1.500 milioni di euro.â€
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