Acque: chi fa cosa? Un convegno a Venezia
Nel Nordest, in particolare, il Codice ambientale ha proposto un unico Distretto Idrografico delle Alpi Orientali, accorpando tra loto i bacini di rilievo nazionale dell’Alto Adriatico e dell’Adige, nonché quelli interregionali del Lemene e del Fissero Tartaro e quelli regionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, compresa la laguna veneta, che resta però governata da una normativa “specialeâ€, tramite l’Ufficio statale del Magistrato alle Acque.
Una situazione complicata, che parte da un presupposto non esaltante. “La legge 152/2006 va modificata, ma non si sa come. E le norme del Codice Civile che regolano le acque sono ancora quelle di derivazione romana†ha detto F.Lettera dell’Avvocatura Generale dello Stato. “Ma conviene gestire bene l’acqua†ha aggiunto “perché è una componente fondamentale del PIL (Prodotto Interno Lordo) Nazionale. Ed una buona gestione è utile anche per favorire l’occupazioneâ€.
Nonostante questo, non risulta comunque facile gestire l’oro blu, vista la presenza di tanti soggetti sul territorio, ognuno con le sue esigenze. “Quando si verifica la siccità , bisogna intaccare i prelievi, ma non certo il consumo minimo vitale. Quello che manca è la capacità del coraggio delle scelte, perché scegliere significa scontrarsi con più interessi differenti†ha affermato Sergio Reolon della Provincia di Belluno, Se non c’è corrispondenza tra usi e disponibilità delle risorse, delle due l’una: si riducono gli usi oppure si aumentano le risorse. Ma non possiamo certo aumentare le piogge oppure le nevicate. La guerra dell’acqua†ha concluso “ non si combatterà con le armi, ma esisteâ€.
E’ susseguita un’accesa tavola rotonda, con numerose proposte: tra queste, la creazione di un’autorità interregionale con lo stato a fare da supervisore ed a dirimere eventuali conflitti.