Paul Schrader: The Canyons, il suo progetto più spericolato
Il suo primo film è “Blue Collar†ed il suo maggior successo commerciale è “American Gigolòâ€, passando per straordinarie regie anche non comprese, come “Cortesie per gli ospitiâ€, con cast stellare, tratto dal romanzo di Jan McEwan. E’ con “Mishimaâ€, dove rievoca la vita dello scrittore giapponese intersecandola con tre suoi racconti, (con cui vince a Cannes nel 1985), che riesce a realizzare un film in grandissima autonomia, senza uno studio che dettasse legge. Ma è con “The Canyons†che realizza il suo progetto senza precedenti, -il finanziamento, la realizzazione, la promozione e la distribuzione - in una situazione di collaborazione totale con Ellis usando i social media, facendo il fundraising via internet e chiedendo alle persone di lavorare gratis o per cento dollari alla settimana e riuscendo persino ad avere tutte le location senza spendere un dollaro. Uno dei vantaggi di tale autonomia è di non aver dovuto cedere alla richiesta di rendere la storia o i personaggi più accattivanti. Nessuno studio avrebbe concesso la scrittura della supertrasgressiva ed inaffidabile Lohan, o di un attore porno come James Deen (nome d’arte sceltogli dagli amici per la postura simile a quella del protagonista di Gioventù Bruciata). Il film tocca il tema della pornografia già trattato da Shrader in “Autofocus†e “Hardcoreâ€. I protagonisti riflettono una generazione cresciuta in un dilagare di pornografia via internet e sicuramente il loro ecosistema ne viene intaccato. La storia racconta di quattro ventenni in cerca di successo e di una giovane aspirante attrice che ha una relazione hot con Deen, un ricco produttore di Los Angeles che ama riprendere i propri rapporti a 3 o più persone, e quando nella sua vita si riaffaccia un suo ex la relazione diventa paranoica e violenta. Secondo le dichiarazioni del regista il film (rifiutato al Sundance) è stato volutamente orchestrato per risultare â€freddo e morto dentroâ€, ed è stato pensato fin dall’inizio come un’opera da distribuire in video â€on demandâ€. La sceneggiatura di Ellis è come se fosse ambientata in un aldilà popolato di giovani che parlano di un film da fare di cui non importa niente a nessuno. ‘’Ho detto a tutti di immaginare una fila di losangelini che sono in attesa di vedere un film. In realtà il cinema è chiuso, ma loro rimangono lì’ davanti perché non hanno un posto dove andare. Da qui’ le sequenze inquietanti e metaforiche dei cinema chiusi con cui si apre il film’’.
Mariateresa Crisigiovanni