Mose pronto fra tre anni, ma già si pensa alla gestione
“Il Mose consta di quattro elementi essenziali, quali impianti, paratoie, cassoni e cerniere – ha spiegato Cuccioletta – Trattandosi di un’opera molto complessa riteniamo importante che nel 2011, tre anni prima della messa in funzione, siano già state avviate le procedure di gestione e manutenzione. Per la fase successiva, quella del funzionamento a regime, prevediamo che la gestione annua costerà 20 milioni di euro. Ma sarà il Governo a decidere le modalità della gara d'appaltoâ€.
Il 16 giugno nell'area-Thetis dell’Arsenale Nord di Venezia, si sono aperti i lavori della due-giorni della 6^ conferenza generale dell'I-Storm (International Network for Storm Surge Barriers) cui fanno riferimenti Gran Bretagna, Olanda e Italia, vale a dire i paesi coinvolti nella “flood protection†e nella gestione di sistemi di barriere a difesa dal mare. Costituito nel 2006 il network ha l'obiettivo di condividere e migliorare le conoscenze e le esperienze acquisite dai singoli paesi nella realizzazione e gestione delle opere di difesa dal mare, per ottimizzare il controllo delle fasi in corso. La tappa veneziana rappresenta per i gestori delle barriere la principale occasione di confronto, con tavoli tecnici per scambiare e condividere il reciproco patrimonio di informazioni.
“Voglio approfittare dell'occasione offertami dalla conferenza internazionale dell'I-Storm – ha aggiunto Cuccioletta – per chiedere ai gestori delle barriere di protezione dal mare degli altri Stati se anche da loro si spendono, come facciamo noi per il Mose, 5 milioni di euro l'anno, per 30 anni, per conoscere l'incidenza delle paratoie sulla vita degli uccelli o dei pesci. La mia non vuole essere una sterile polemica, ma parlo da funzionario di Stato e lo faccio a favore del sindaco di Venezia, in una situazione in cui non ha i soldi nemmeno per sistemare i bagni delle scuole elementari. Bisogna andare a Bruxelles per dire basta e sollecitare un intervento della commissione italiana: chi sta seduto a una scrivania, deve avere senso di responsabilità nella spesa di fondi pubblici, evitando certe forme di autolesionismoâ€.
Intanto all’estero il Mose non solo suscita curiosità , ma soprattutto pare raccogliere consensi.
“A San Pietroburgo – ha spiegato, ad esempio, l’ingegnere Aliec Panciuktch – abbiamo vissuto una situazione abbastanza simile a quella di Venezia, con problemi legati alla storia e alla cultura che hanno portato molti a non essere d'accordo col progetto. Tuttavia ritengo che le potenziali conseguenze negative che le barriere vogliono evitare siano molto superiori all'innegabile impatto ambientaleâ€.
In sostanza l'esperienza dei Paesi del Nord Europa, come Olanda e Inghilterra, è stata messa al servizio di chi, come Venezia o San Pietroburgo, sta ora affrontando concretamente il tema della difesa delle città dal mare. Questo il senso primo dell'International Network for Storm Surge Barriers, che ha richiamato su Venezia e il suo Arsenale l'attenzione dei massimi esperti europei in materia.
M.D.L.